Una volta uscito definitivamente dall'infanzia e dalla bocca buona in fatto di humor inevitabile a quell'età, ogni qualvolta mi è capitato di sfogliare un qualsiasi numero de "La Settimana Enigmistica" non ho più potuto fare a meno di chiedermi chi diavolo potesse mai arrivare a ridere, o anche soltanto a sorridere, alla vista di certe vignette. Soprattutto quelle del tipo "senza parole". Scenette quasi sempre ambientate tra le mura domestiche, raffiguranti situazioni paradossali di una tale banalità da farmi puntualmente sospettare d'aver trascurato un dettaglio fondamentale per far scattare la risata. Invece no, nessun dettaglio, tutto quello che c'è da vedere è tutto lì e, nelle intenzioni dell'autore, dovrebbe essere più che sufficiente per farmi scompisciare.
Per spiegarmi meglio, proverò a fare un esempio: in cucina, una donna sta aspettando che il suo toast sia espulso dal tostapane indossando un guanto da baseball, per la paura che il toast voli chissà dove.
Da ammazzarsi dal ridere, vero?
Ho detto una donna col guanto da baseball, ma avrebbe anche potuto essere un uomo con un retino da farfalle davanti al forno, e l'effetto esilarante sarebbe stato il medesimo. Ho reso l'idea, con questi esempi?
Bene, vi confesso che non sono miei: li ho rubati alla D'Adda, Lorenzini, Vigorelli, BBDO, più precisamente ai due soggetti della campagna stampa per il lancio dei Cuor Leggeri Amadori uscita in questi giorni. Differiscono dalle vignette di cui sopra soltanto perché in questo caso i toast non sono toast, le parole, ahimè, ci sono, e per l'interpretazione affidata, anziché alla matita di un vignettista bulgaro, a qualcosa di ancor più inespressivo: due esseri umani impagliati in posa.
Il risultato è piuttosto imbarazzante, ma finalmente io ho capito chi è che ride con "La Settimana Enigmistica".
http://www.mondobirra.org/articolo744.htm
RispondiEliminaniente da rimproverarmi, anonimo
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