Qualche anno fa, quando il web ha cominciato a diffondere i video delle performance di Ilhana Yahav, siamo rimasti un po' tutti affascinati dalla gestualità della "sand artist" israeliana, dalla grazia con cui le sue mani trasformavano morbidamente i disegni di sabbia sul piano luminoso. Molto meno dal suo tratto e dalle composizioni, a voler guardare piuttosto leziose, con quel tocco di kitsch inevitabile per chi sceglie di esprimersi in modo convenzionale con materiali non convenzionali, che si tratti di sabbia, ghiaccio o fiammiferi usati.
In Tbwa qualcuno ne restò così affascinato da pensare di proporre la sabbiatrice per lo spot Eni, uno di quei pipponi istituzionali con i quali le grandi aziende tentano di commuoverci mettendoci di fronte alla loro bontà d'animo e alla santità dei loro intenti. Il risultato fu piuttosto umiliante per tutti: nell'economia dei 30", la gestualità di cui sopra veniva inevitabilmente mutilata dai tagli e finita da una sciagurata scelta musicale quale la cover di Don't stop, un pezzo dei peggiori Fleetwood Mac.
Un nuovo pippone ha parzialmente corretto il tiro raddoppiando i secondi, ma il risultato complessivo non cambia: il gesto della sabbiatrice non sorprende come dovrebbe, in compenso dalla sabbia emerge tutta la mielosità del suo stile e tutta la limitatezza di uno spot affidato al puro trattamento, senza il supporto di uno straccio di idea. Don't stop continua a peggiorare il tutto, seppure questa volta più dolcemente.
Fin qui abbiamo parlato di spot. Il vero disastro è affidato alla pretesa di tradurre pari pari in stampa, e addirittura in mega affissioni, lo spettacolino televisivo. Niente movimento, niente luminosità di fondo, rimane la banalità di una stretta di mano immortalata sulla sabbia (ma Franco IV e Franco I° non vi hanno insegnato niente?), immobile per darci agio di scoprirne la sconcertante bruttezza. Ha però un pregio: non si sente Don't stop in sottofondo.
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