Diciamoci la verità: nessuno avrebbe mai potuto immaginare
che lo spot destinato a porre fine per sempre alle speranze dell’anfora aviotrasportata
dell’Amaro Montenegro di poter un giorno insidiare il record di longevità del
Pennello Cinghiale sarebbe stato quello che è. Nessuno, sano di mente, avrebbe
mai potuto prevedere che, nel giro di pochi giorni dalla sua messa in onda, il seguito di una storica avventura di 30 secondi che da anni ci emozionava come una partita di curling sarebbe stato deriso da chiunque.
Personalmente me ne guarderò bene dall'unirmi al coro di lazzi e pernacchie che lo sta accompagnando in ogni salotto del web, bensì esprimerò tutta la mia ammirazione per gli sconosciuti creativi che con un coraggio d'altri tempi, oserei dire risorgimentale, hanno voluto innalzare questo monumento a imperitura memoria della follia che alberga nella mente di troppi clienti, sbattendoci impietosamente in faccia le sue devastanti conseguenze.
Non è difficile ipotizzare come si possa essere arrivati a tanto, avendo anche solo una sommaria conoscenza dei processi mentali della patologia. In preda ai tipici tormenti di un io diviso tra i due grandi poli malefici (innovazione e tradizione), il soggetto pensa di trovare una via d'uscita nella più estrema applicazione del fattore ma anche: avventura- salvataggio ma anche leggerezza, cameratismo tra uomini ma anche socialità, valori veri ma anche una rotonda sul mare, fino all'emblematico corrente per gli strumenti ma anche una lampada a petrolio sul tavolo. È così, e soltanto così, che si può arrivare, magari senza nemmeno accorgersene, all'inspiegabile deriva su un mare come olio di una chiatta chiamata barcone degli strumenti, sulla quale cinque musicisti vestiti da sera e un anonimo pescatore in cerata compongono un quadro surreale degno di una crosta alla De Chirico.
Guardare questo spot ogni giorno, prima di iniziare il proprio onesto lavoro, è un dovere morale per tutti noi, un monito perenne con cui nutrire la coscienza, se ce l'abbiamo.
Vorrei tanto poter conoscere il nome e il volto di chi avrebbe il diritto di gridare al mondo - questo l'ho fatto io! - anziché nascondersi nella modestia dell'eroe vero.
Se qualcuno può aiutarmi lo faccia, e mi farà felice.
Personalmente me ne guarderò bene dall'unirmi al coro di lazzi e pernacchie che lo sta accompagnando in ogni salotto del web, bensì esprimerò tutta la mia ammirazione per gli sconosciuti creativi che con un coraggio d'altri tempi, oserei dire risorgimentale, hanno voluto innalzare questo monumento a imperitura memoria della follia che alberga nella mente di troppi clienti, sbattendoci impietosamente in faccia le sue devastanti conseguenze.
Non è difficile ipotizzare come si possa essere arrivati a tanto, avendo anche solo una sommaria conoscenza dei processi mentali della patologia. In preda ai tipici tormenti di un io diviso tra i due grandi poli malefici (innovazione e tradizione), il soggetto pensa di trovare una via d'uscita nella più estrema applicazione del fattore ma anche: avventura- salvataggio ma anche leggerezza, cameratismo tra uomini ma anche socialità, valori veri ma anche una rotonda sul mare, fino all'emblematico corrente per gli strumenti ma anche una lampada a petrolio sul tavolo. È così, e soltanto così, che si può arrivare, magari senza nemmeno accorgersene, all'inspiegabile deriva su un mare come olio di una chiatta chiamata barcone degli strumenti, sulla quale cinque musicisti vestiti da sera e un anonimo pescatore in cerata compongono un quadro surreale degno di una crosta alla De Chirico.
Guardare questo spot ogni giorno, prima di iniziare il proprio onesto lavoro, è un dovere morale per tutti noi, un monito perenne con cui nutrire la coscienza, se ce l'abbiamo.
Vorrei tanto poter conoscere il nome e il volto di chi avrebbe il diritto di gridare al mondo - questo l'ho fatto io! - anziché nascondersi nella modestia dell'eroe vero.
Se qualcuno può aiutarmi lo faccia, e mi farà felice.
ti sei superato pedraz. ma mai quanto il copy che ha redatto questo strepitoso script.
RispondiEliminaTroppo buono. Cerchiamo invece di rendere pubblico il merito del genio, scovandolo.
RispondiEliminaohhhh finalmente un blog che sa che oltre al problema delle aziende che fanno gare senza rimborso spese (inorridente, ma non si parla più d'altro tra i pubblicitari!) in italia ne esiste un altro di fondamentale importanza: l'assenza di buon gusto e molto spesso di creatività!
RispondiEliminami è piaciuto molto il passaggio del post:
- Il lusso è un diritto!
- E l'idiozia un dovere.
:D grazie. ho trovato una nuova interessante lettura!
Ricevere un commento così in un periodo in cui ti chiedi se ne vale la pena e stai cominciando ad accarezzare l'idea di chiudere la serranda è perlomeno riconciliante. Grazie a te.
RispondiEliminano, no, no e ancora no! abbiamo bisogno di spazi come questi; non puoi abbandonarmi proprio ora che t'ho scovato :)
RispondiEliminaanzi mi impegno a darti dei suggerimenti di tanto in tanto. comincio subito con due film di categoria beverage: Campari "l'attesa" (ma quanto ce l'hanno menata prima di far uscire sto spot, con st'attesa?!?) e Martini "Look is an attitude" (2 mesi di casting e social campaign per il miglior baciatore, e poi?)
So di essere fuori dal coro ma io ci vedo il tentativo di parodiare di se stessi. Qui c'è la mia difesa eroica e disperata dello spot ;)
RispondiEliminahttp://ocosiopomi.wordpress.com/2011/11/23/guarda-guarda/
manuele
...parodiare se stessi... scusate il refuso
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